Tutti i giorni la stessa storia. La stessa routine.
Sono in coda insieme ad altri centinaia di miei simili per
svolgere il mio lavoro. Un lavoro semplice, di pura manovalanza.
Sempre gli stessi gesti, ripetuti all’infinito.
Faccio questo da tutta la vita, questo è il mio scopo.
Avanti e indietro fino a fine giornata. Siamo in centinaia
tutti uno in fila all’altro, belli ordinati.
Eppure io non mi sento uguale agli altri.
Guardandomi intorno non mi riconosco in questi esseri. Non
sembriamo neanche della stessa specie.
Io vorrei sapere il motivo della mia esistenza. Perché sono
qui, in questo momento a spostare questi pesi da una parte all’altra.
Le mie azioni hanno un senso oppure servono soltanto ad
occupare la giornata?
Probabilmente sto sprecando in questo modo il tempo che mi è
concesso di vivere, ma non vedo nessuna alternativa. Cos’altro potrei fare?
Nessuno mi ha mai chiesto cosa volessi fare nella vita. Mi
hanno semplicemente detto di fare questo e io per pigrizia o per mancanza di
alternative ho seguito gli ordini.
“La comunità ha bisogno di te” mi hanno detto.
“Il tuo apporto è fondamentale” mi ripetono per rincuorarmi.
Ma io non ci credo. Lo dicono soltanto per tenerci buoni,
loro sanno che se ci ribellassimo l’intero sistema cadrebbe.
Ma chi sono loro? Chi è che comanda?
Queste sono domande che non avranno mai una risposta. Io
occupo il gradino più basso della nostra comunità e dal fondo della piramide è
dura vedere il vertice.
Tutti i giorni mi pongo queste domande ma oggi mi sento
diverso. Come se sapessi che oggi
succederà qualcosa che cambierà la mia esistenza. Ho questo presentimento che
anima la mia giornata.
Gli altri intorno a me mi sembrano degli automi. Non
tradiscono emozione alcuna. Sembra che non gli importi di essere delle pedine
in un gioco di cui non si conoscono le regole.
Io voglio trovare il libretto di istruzioni. Voglio poter
giocare ad armi pari con la vita.
Per una sola volta nella mia esistenza voglio il controllo
della situazione.
Pretendo forse troppo?
Sono stufo di essere sballottato di qua e di là come una
foglia in un vento autunnale.
Voglio anche solo per un istante poter scegliere.
Scegliere di violare gli schemi, uscire dai binari imposti,
battere una strada nuova.
Voglio potermi staccare dalla massa e rivendicare la mia
indipendenza.
La mia libertà.
Per una sola volta nella vita voglio essere un individuo
singolo e non una parte di un tutto.
Voglio essere egoista e assaporare a pieno la sensazione che
si prova.
Credo di meritarmelo, dopo anni e anni di lavoro
instancabile per questa comunità.
Credo che questa comunità mi debba qualcosa.
E ho deciso che oggi sarà il giorno in cui riscuoterò il mio
credito.
È arrivato il momento per me di lasciare il branco per
intraprendere la mia strada.
Mentre penso a questo sto trasportando il solito carico
pesante che mi spezza la schiena.
Ad un centro punto intravedo una sottile luce in lontananza.
Non l’avevo mai notata prima. Eppure era sempre stata lì. Ma io non la vedevo
perché non né avevo il bisogno.
Ora che invece che ho preso la mia decisione questa luce si
è manifestata come un segno del destino.
Chissà se esiste veramente il destino. Sono sempre stato
scettico.
Nessuno mi ha mai detto a cosa credere e a cosa non credere.
Ma trovo difficile immaginare che la mia esistenza faccia parte di un disegno
superiore. Anche perché, se fosse così, questo disegno sarebbe abbastanza
noioso, dato la vita che faccio.
Ora la mia attenzione è completamente focalizzata su quella
luce.
L’unico spiraglio di libertà che ho a disposizione. Quella è
la strada che devo percorrere se voglio sentirmi finalmente vivo.
Questo è un treno che passa una sola volta nella vita e devo
cogliere l’attimo se non voglio perderlo.
Sono pronto.
Lascio andare il carico che mi opprimeva e mi dirigo leggero
o libero verso la luce.
Più mi avvicino e più quel puntino luminoso si ingrandisce e
la sua intensità aumenta.
Fino ad accecarmi.
Poi sento una strana sensazione. Come se non mi trovassi più
dove ero prima.
Sono in un luogo nuovo. Mai visto e mai esplorato.
Tutto intorno a me mi sembra fantastico, anche se non lo
conosco.
Non conosco niente di quello che mi circonda.
Dovrei essere spaventato e invece sono felice.
Per la prima volta nella mia vita sono veramente felice. E
questa sensazione mi abbraccia.
Mi lascio circondare da queste emozioni e percepisco il
senso della vita.
Ora lo capisco chiaramente, come se qualcuno avesse tolto il
velo che lo celava ai miei occhi.
Ma all’improvviso buio.
Per sempre.
La piccola formica si trova spiaccicata per terra a pochi
centimetri dal battiscopa di un appartamento cittadino.
La sventurata dopo pochi passi fuori dal formicaio è stata
calpestata dalla scarpa del piccolo Tommy, un bambino di 5 anni.
Tommy non si è neanche accorto di quello che è successo.
Non è al corrente dell’esistenza di quella formichina e mai
lo sarà.
Non saprà mai delle sue domande e della sua voglia di
risposte.
Ma un giorno anche Tommy si farà le stesse domande e anche
lui, come quella formichina, non saprà darsi delle risposte.
L’unica speranza è che anche lui, quando deciderà di
inseguire la sua piccola luce, riesca a capire il senso della vita.
Sfortunatamente questo accadrà subito prima di essere
schiacciato dalla scarpa di qualcun altro.
Cantoni Marco
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